L’impero dei Franza



Da Messina a Roma un lungo filo d’oro fondato sui traghetti e sviluppato con il turismo, l’edilizia e i trasporti.

Via del Quirinale 26, Roma. A due passi dalla residenza del Capo dello Stato, la sede di un’accomandita dalla sigla misteriosa: VIHELPI spa. È lo scrigno delle incommensurabili ricchezze di casa Franza. È la composizione delle iniziali dell’ultima generazione della Dynasty dello Stretto, Vincenzo, Helga e Pietro, l’ingegnere, la pittrice e il finanziere. Più esattamente VIHELPI di Olga Mondello e C. tanto per segnare gli strettissimi vincoli affettivi e familiari. Via del Qurinale 26 ed ecco la FI.MAR. srl altra finanziaria del gruppo operante nel settore marittimo. Poi la COFIMER, Compagnia Finanziaria Meridionale, 100% VIHELPI, sotto i riflettori dei media economici per il rastrellamento di oltre 4 milioni di titoli Comit per l’acquisto di un sostanziale pacchetto azionario della Maraton Holding e per investimenti in borsa e in titoli di Stato per oltre 80 miliardi. E nella città di Messina ecco la FI.PE., Finanziaria Peloritana, scopo sociale “l’assunzione di partecipazioni in società ed enti italiani ed esteri”, con le assemblee dei soci nel noto Hotel Michelangelo di Mestre, quasi uno strappo alle regole di una famiglia tra le più spartane.

Da queste quattro finanziarie si dirama una fitta ragnatela di società, un po’ come nel gioco russo delle matrioske, una figlia nell’altra, consigli di amministrazione doc e collegi sindacali fotocopia. Il segno tangibile di una liquidità a dieci zeri. Un vero e proprio impero costruito con il traghettamento privato e le colate di cemento.

È la Tourist Ferry Boat il pozzo di San Patrizio. L’anno scorso ha fatturato ben 48 miliardi, ma le previsioni per il ’94 sono ancora migliori considerato il “caro biglietti” concordato in estate con le subalterne FF.SS. Meno di trent’anni fa la Tourist aveva un capitale sociale di appena un milione, oggi è già a quota 32 miliardi. Possiede da sola quattro unità navali, altre due in comproprietà con i “cugini” Matacena, grazie alla Travel Ticket di Reggio Calabria, mentre si appresta a finanziare la costruzione di una nuova nave da impiegare sempre sullo Stretto, segno che il Ponte non marginalizzerà certamente il traghettamento privato.

È la società del quadrunvirato Franza - Genovese - Mondello – Gullotti, quella degli amministratori che per anni sono stati anonimi pensionati, casalinghe, studenti e che oggi vede i figli dell’ingegnere Giuseppe accanto a quelli dell’ex senatore Luigi e ai congiunti della signora Olga ben piazzati nella SACCNE Petroli, un distributore carburanti nell’area di servizio di Tremestieri. È inoltre un rappresentante della potente Finanziaria Meridionale, azionista di minoranza, e lo zio Paolo Franza, l’imprenditore tornato ai vertici del gruppo dopo le esposizioni bancarie per alcuni miliardi e una società in compagnia di don Saro Spadaro, il re dei Caraibi, sospettato per mafia dalle procure di mezzo mondo. Due anni fa la Tourist, i Genovese e la FI.ME hanno dato vita alla Tourist Shipping spa, società dagli aumenti di capitale vertiginosi che spazia dalla navigazione alla realizzazione di pontili e porticcioli. Poi l’anno scorso Franza e C. hanno strappato la maggioranza della Navigazione Generale Italiana, linee di collegamento tra Milazzo e le Isole Eolie , agli agenti marittimi Bartolo e Sergio La Cava.

Solide le radici del gruppo in ciò che riguarda il settore immobiliare, l’edilizia turistica e residenziale. Solide ed antiche al punto che il primo pilastro, la SICEAS (Società Immobiliare Costruzione Edilizie Alberghiere) fu fondata nel ’71 da Giuseppe il Grande, assegnata in amministrazione a Silvino Grussu, figlio di un dipendente del Genio Civile, utilizzata per gli scempi del palazzo Standa, del Park Palace e delle villette di S. Agata. Poi una dopo l’altra, con un impeto creativo uguagliato solo di recente dal figlio Vincenzo, l’ingegnere diede vita ad una lunga serie di controllate del cemento, la SATME per il Royal e l’isola di Vulcano, la SOSME per il Sigros di Pistunina, l’Immobiliare Duomo, la Residence dei Laghi spa, l’Immobiliare Peloro, l’Immobiliare Laghi, l’EDILCOM Siciliana, accomunate in gran parte dal vittorioso assedio di Ganzirri e dintorni e dal trovare sede negli uffici di via Dogali 1/A, isolato 222, creazione Franza. Alcune di esse oggi sono scomparse, incorporate magari nel colosso FRA.IM., l’immobiliare buona per la realizzazione di tutto e del contrario di tutto.

Sono questi gli anni del sogno dei messinesi “in” di una villetta con posto barca annesso. A Marina di Furnari accanto ai gioielli archeologici e naturalistici di Tindari, sbarcano la Bazia Gardens spa, capitali rompicapo per cronisti ed inquirenti e due “illuminati” del turismo nautico, il geometra Nino Palano e l’ex giudice Nino Porcino. Nasce Portorosa, Franza annusa l’affare ed inventa la D.I.A.P.A.R. per la gestione di un market, un fast food, un bar e uno steak house. Primo amministratore il commercialista Francesco Cambria, più una procura per il ristoratore Giovanni Sicalri (ex “Kenny”) e per il catanzarese Andrea Pietramala. Oggi a Portorosa il Gruppo Franza ha messo la firma al “Residence Baia dei Delfini” una settantina di appartamenti prenotabili da tutta Italia presso la Lisciotto Viaggi di Messina.

E a conferma che hai Franza sta parecchio a cuore il settore turistico-alberghiero, sei mesi fa l’ultima nata, la FRAMON HOTEL srl, Stromboli e Taormina nel mirino, più il rilevamento della Mercator di Milano e a Catania dell’Industria Turistica Alberghiera Siciliana, un progetto di ristrutturazione dell’albergo Terminus di via I Settembre e settantadue milioni di perdite nell’ultimo bilancio. Sì, perché ai magnifici Franza può anche capitare che qualche società non fili liscia, magari accumulando deficit di bilancio. Era già successo con il Gruppo Alimentare Internazionale operante nel settore dell’export agrumario in Germania, poi liquidato nel 1980, e succede ormai da anni con la SE.MAR – Servizi Marittimi, società che dovrebbe gestire il trasporto navale di prodotti petrolchimici. Inutile chiedersi perché mai battere cassa continuamente all’unico “socio” (la Tourist Ferry Boat) per coprire i buchi di una s.r.l. nata s.p.a. e un po’ decotta. Pare intanto che gli scopi sociali siano mutati: dal petrolio alla vendita di imbarcazioni e di “articoli sportivi di ogni genere”…

Dulcis in fundo gli investimenti nel settore industriale: una società, la SISM, operante nella gestione di stabilimenti per la produzione di manufatti in cemento, ferro e affini, la recente costruzione della SICEAS Service (ingegneria, impiantistica e geotecnica), l’ingresso nell’ecobusiness con la realizzazione a Giammoro dell’ESI (Ecological Scrap Industry) per il “recupero e riciclaggio di batterie usate di automobile”.

E mentre i Franza si riscoprono “verdi” c’è chi incrocia scaramanticamente le dita: “Speriamo che non si rinnovi il miracolo di Giammoro, quando l’ASI  girò un terreno alla SI.CA dei Franza che lo rigirò alla Co.me.tra dell’Efim. Utile netto per l’ingegnere, due miliardi e seicento milioni”.
Articolo pubblicato in L’Isola del 18 Novembre 1994

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