All’ombra della Cia. Il terrore creato dai Bush

Venticinque anni fa un aereo cubano con 73 persone a bordo veniva fatto esplodere in volo. Era l’attentato più grave della strategia del terrore pianificata dalla Cia contro il governo di Cuba. Una rete criminale sorta con lo sbarco alla Baia dei Porci, estesasi al Vietnam, all’America Latina delle dittature, al Centroamerica dei diritti umani violati. A tesserne le fila, alcuni agenti segreti protagonisti dei grandi scandali degli Stati Uniti. Una santa alleanza del terrorismo internazionale sviluppatasi sotto le ali della famiglia Bush.


Sei ottobre 1976. Un aereo di linea della compagnia cubana esplode subito dopo il decollo dall’aeroporto della piccola isola di Barbados, nel Mar dei Caraibi. L’aereo, un DC-8, operava settimanalmente sulla rotta Guyana-Trinidad-Barbados-Giamaica-Cuba. A causare l’esplosione un potente ordigno nascosto sotto un sedile del velivolo. Nessuna delle 73 persone che viaggiavano nel DC-8 sopravvive all’esplosione. Molte delle vittime saranno inghiottite dalle acque dell’Oceano o dilaniate dai pescecani. Nell’attentato sono morti i 24 membri della nazionale giovanile cubana di scherma, età media 20 anni, proveniente dal campionato centroamericano appena conclusosi in Venezuela, dove la squadra aveva conquistato il titolo. Cinque delle vittime ricoprivano le funzioni di rappresentanti culturali della Repubblica democratica di Corea in visita in alcune isole delle Antille; un’altra decina di passeggeri innocenti erano giovani guyanesi che si recavano a Cuba dove avevano ottenuto una borsa di studio per frequentare la Facoltà universitaria di Medicina.

L’esplosione del Dc-8 a Barbados era il più grave atto terroristico subito da Cuba dopo il trionfo della rivoluzione guidata da Fidel Castro, l’1 gennaio del 1959. Ed era soprattutto un messaggio trasversale a tutti i paesi caraibici, perchè sospendessero qualsiasi relazione politica ed economica con L’Avana, e si unissero alla campagna di isolamento e di aggressione militare decretata dall’OEA, l’Organizzazione degli Stati Americani, sotto il diktat degli Stati Uniti.

Sulle tracce dei mandanti e degli esecutori

A poche ore dal brutale attentato, giungeva la prima rivendicazione. Gli esecutori dichiaravano far parte di “El Condor”, una delle innumerevoli organizzazioni paramilitari di esiliati anticastristi con sede negli Stati Uniti (1).

In realtà gli inquirenti poterono accertare che la pianificazione della strage era stata realizzata dal ‘CORU’ (Comando de Organizaciones Revolucionarias Unidas), un coordinamento di gruppi di estrema destra operanti negli anni ’70 in tutta l’America latina e nella città di Miami (Stati Uniti), finanziato e sostenuto dalla Cia e dalla DINA, la Direzione d’Intelligence del governo fascista cileno. Una vera e propria agenzia di servizi per la realizzazione di operazioni coperte, che il 21 settembre 1976, una quindicina di giorni prima dell’attentato al Dc-8, era stata incaricata di assassinare a Washington il diplomatico cileno Orlando Letelier, ex ambasciatore alle Nazioni Unite,  rifugiatosi negli Stati Uniti dopo il golpe del generale Pinochet (2).

L’asse portante del “CORU”, era costituito da agenti e provocatori di origine cubana, specializzatisi in operazioni clandestine e attentati terroristici. Al coordinamento avevano aderito i gruppi di esiliati anticastristi del “Frente de Liberacion Nacional de Cuba”, del “Movimiento Nacionalista Cubano” e della “Brigada 2506”, che avevano diretto le innumerevoli operazioni di aggressione militare contro Cuba e in particolare il fallito sbarco militare nella Baia dei Porci, nel 1961, la più grande operazione militare anticastrista, apertamente sostenuta dal Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. Dopo il golpe di stato in Cile e il trionfo di sanguinose dittature militari in Argentina, Bolivia, Uruguay, Paraguay e Brasile, le organizzazioni eversive decisero di diversificare il proprio intervento avviando una lunga serie di attentati terroristici, perfettamente integrati nella strategia del Dipartimento di Stato e della Cia di lotta “occulta” al regime comunista dell’Avana, alle organizzazioni della sinistra popolare e ai movimenti di liberazione latinoamericani.

Il “CORU” realizzò così, nei primi anni ’70, l’attacco alle ambasciate cubane di Buenos Aires e Città del Messico e puntò alla distruzione di alcune infrastrutture di proprietà statale presenti nel Continente o in Europa.  Imbarcazioni da pesca cubane e navi da trasporto sovietiche dirette ai maggiori porti dell’isola delle Antille furono assaltate nel Mar dei Caraibi da lance veloci condotte da agenti della controrivoluzione cubana, che agivano indisturbati dalle coste della Florida.

Gli attentati si intensificarono soprattutto dopo che le forze armate cubane erano intervenute in Angola accanto all’MPLA (Movimento Popular de Liberacion de Angola), a seguito dell’invasione della Namibia e dell’Angola da parte del regime razzista del Sud Africa (3). L’escalation terroristica raggiunse il suo apice nel 1976, quando i gruppi aderenti al ‘CORU’ eseguirono attentati di enorme effetto psicologico quasi a voler preannunciare l’esplosione del Dc-8 a Barbados.

Il 22 aprile un ordigno bellico aveva distrutto i locali dell’ambasciata di Cuba in Portogallo, causando la morte di due funzionari. Meno di due mesi dopo, il 6 giugno, era stata fatta esplodere una bomba davanti all’ufficio della delegazione cubana presso le Nazioni Unite; tre giorni più tardi, una  valigia che doveva essere imbarcata su un aereo di linea della compagnia cubana, era esplosa anticipatamente in un hangar dell’aeroporto internazionale di Kingston (Giamaica).  La strategia di sangue era proseguita il 18 agosto con l’esplosione di due bombe all’interno degli uffici della “Cubana de Aviacion” dell’aeroporto internazionale di Panama; il 22 settembre due granate erano state lanciate da un auto contro il Consolato di Cuba ad Ottawa (Canada). Nella capitale delle Barbados, infine, proprio alla vigilia dell’attentato al DC-8, era stata fatta esplodere una bomba che aveva distrutto gli uffici della “British West Indies Airways”, rappresentante locale della compagnia aerea cubana (4).

La centrale delle stragi

Le indagini sull’attentato di Barbados permisero presto di dare un nome e un volto agli autori materiali della strage ordinata dal “CORU”. Furono così arrestati due cittadini venezuelani, Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo, i quali avevano viaggiato sul Dc-8 nella tratta Guyana-Barbados. Giunti nell’isola, avevano abbandonato il velivolo non prima di aver attivato l’ordigno che sarebbe esploso dopo la partenza per la Giamaica (5).

Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo erano due veri e propri “professionisti” della lunga stagione di sangue realizzata dalla rete internazionale neofascista al soldo della Cia e dei ricchi possidenti di origine cubana esiliatisi in Miami dopo la fuga dall’isola del dittatore Fulgencio Batista. Hernan Ricardo, ufficialmente un fotografo ‘free-lance’, non aveva mai fatto mistero di accedere con facilità a grossi capitali finanziari e di tenere strette relazioni con l’Agenzia d’Intelligence degli Stati Uniti. Egli aveva avuto l’opportunità di partecipare a fine anni ‘60 ad un corso sull’uso di esplosivi organizzato dalla stazione Cia di Caracas. Inoltre aveva mantenuto stretti contatti con un alto ufficiale dell’Fbi, Joe Leo, distaccato presso l’ambasciata Usa in Venezuela (6).

Anche il secondo attentatore, Freddy Lugo, svolgeva la funzione di fotografo, alle dipendenze del Ministero delle Miniere e del Petrolio del Venezuela. Alla vigilia dell’attentato aveva chiesto un permesso per recarsi all’estero; qualche ora prima di abbandonare Caracas fu visto in un noto ristorante in compagnia del controrivoluzionario cubano Felix Martinez Suarez, presidente del “Frente de Defensa de la Democrazia”, ampiamente coinvolto nell’elaborazione di piani tendenti a convertire il Venezuela in una delle principali basi per estendere le attività terroristiche di marca neofascista a tutto il continente latinoamericano (7).

L’analisi degli spostamenti e delle telefonate eseguiti da Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo nei giorni precedenti all’attentato al Dc-8, permisero di accertare che l’operazione era stata coordinata dal cittadino nordamericano di origini cubane Orlando Bosh, implicato in numerosi atti di terrorismo e in particolare nell’assassinio a Washington del cancelliere cileno Orlando Letelier. Condannato a 10 anni nel 1968 per un attacco con bazooka contro una imbarcazione battente bandiera polacca ormeggiata nel porto di Miami, Orlando Bosh aveva ottenuto la libertà quattro anni più tardi grazie ad un miracoloso indulto concessogli dalle autorità giudiziarie della Florida. Nel 1974 l’Fbi lo aveva ritenuto responsabile dell’omicidio del dirigente controrivoluzionario José Elias de Torriente, nell’ambito delle lotte interne tra le differenti fazioni anticastriste residenti a Miami. Per sfuggire al mandato di cattura, Bosh decise di abbandonare gli Stati Uniti per rifugiarsi nella Repubblica Dominicana, dove con altri terroristi di estrema destra latinoamericani diede vita al famigerato “CORU”. Dopo il golpe in Cile, Orlando Bosh decise di trasferirsi a Santiago dove trovò alloggio in una lussuosa villa a due passi della sede del Comando centrale delle forze armate. In Cile il “CORU” strinse un patto d’acciaio di mutua collaborazione con i servizi segreti di Augusto Pinochet: al gruppo di Orlando Bosh la DINA assegnò la direzione del fallito attentato in Costa Rica del rifugiato cileno Pascal Allende, segretario generale del MIR (Movimiento de Izquierda Revolucionaria) e la gestione del piano terroristico per assassinare a Washington l’ex ambasciatore Letelier (8).

Il signor Bosh e il dottor Bush

Nell’ambito del piano di destabilizzazione del continente pianificato dagli Stati Uniti, i servizi segreti cileni e la Cia reclutarono Orlando Bosh per eseguire nel 1976 altre importanti operazioni terroristiche, come l’attentato contro la “Empresa Air Panamà” a Bogotà, il fallito attentato contro l’ambasciatore colombiano in Venezuela, l’esplosione di due ordigni nei locali della delegazione cubana presso le Nazioni Unite a New York. Ciò, invece di fare inserire il nome di Orlando Bosh nell’elenco dei più pericolosi terroristi dell’emisfero, gli assicurò quasi una specie di passaporto diplomatico per attraversare liberamente frontiere e godere della protezione di cancellerie e uffici diplomatici. Egli poté fare rientro negli Stati Uniti, dove fondò un’effimera organizzazione politica, “Accion Cubana”, poi passata alla clandestinità. Nonostante l’accanimento delle autorità federali che lo arrestarono per cinque volte consecutive per diversi reati, Orlando Bosh fu sempre in grado di provare la propria “innocenza” in sede processuale (9).

L’unica nota dolente gli venne dall’importante quotidiano “The New York Times” , che in un lungo reportage realizzato nei giorni successivi alla strage del Dc-8 di Barbados, ricostruì alcuni sconcertanti particolari dell’ascesa di Orlando Bosh nell’Olimpo del terrorismo internazionale neofascista. In particolare fu sottolineato il suo reclutamento da parte della Cia sin dal 1960, per avviare la campagna politico-militare anticastrista. Di lui si ricordava una violenta lettera aperta contro l’allora presidente John F. Kennedy, accusato di “aver adottato misure restrittive” a danno degli esiliati cubani presenti negli Stati Uniti. Il “New York Times”, citando alcuni funzionari del governo implicati nel cosiddetto scandalo del “Watergate” che aveva costretto Richard Nixon ad abbandonare prematuramente la Presidenza della Confederazione, denunciava il coinvolgimento diretto del gruppo anticastrista al soldo di Orlando Bosh nelle operazioni di spionaggio a favore della CIA per screditare il Partito Democratico alla vigilia delle elezioni del 1972. “Negli stessi anni – aggiungeva il quotidiano – gli uomini di Bosh venivano addestrati dalla Cia per operazioni clandestine di matrice terroristica”.

Tra i principali finanziatori delle attività dei gruppi paramilitari di estrema destra diretti dal terrorista, oltre alla Cia, il “New York Times” citava l’ex presidente cubano Carlos Prio Socarras e il plurimilionario del Texas, Howard Hunt, capo Cia della Stazione di Città del Messico negli anni ’50, tra gli organizzatori della catastrofica invasione della Baia dei Porci (10). “Tutte le forme del crimine organizzato della comunità di esiliati di Miami, così come la cooperazione in attività criminali, incluso il lucrativo traffico di droga, si crede costituiscano altre importanti fonti di finanziamento degli uomini di Bosh”, concludeva il reportage del quotidiano statunitense (11).

Che i gruppi controrivoluzionari cubani di Miami finanziassero le loro crociate anticomuniste mediante il traffico di cocaina, lo sfruttamento della prostituzione e l’estorsione a danno di ricchi cubani esiliati negli Stati Uniti, era un fatto notorio all’interno dell’Fbi e dalla Dea, ma in nome della “difesa della democrazia”, cioè dell’imperialismo yankee in America Latina e nel Caribe, Bosh & soci erano tollerati, sostenuti e protetti. La loro rete di alleanze con i maggiori produttori ed esportatori di sostante stupefacenti del continente, come vedremo in seguito, sarà utilizzata dalla Cia e dal Dipartimento Usa, per portare a termine il piano di destabilizzazione contro il governo Sandinista del Nicaragua dopo la rivoluzione del 1979 contro il dispotico e corrotto regime di Somoza.

Posada Carriles, l’altro agente della Cia

Altri cittadini cubani e venezuelani furono indagati ed arrestati nell’ambito del procedimento contro gli esecutori dell’attentato al Dc-8 esploso nei pressi della costa di Barbados. Molti di essi prestavano o avevano prestato servizio presso un’agenzia di vigilanza privata, la “ICI” (Investigaciones Comerciales e Industriales), con sede a Miami e una filiale a Caracas, diretta dall’ex ispettore di polizia del regime di Batista, Luis Posada Carriles, tra i fondatori della nota organizzazione terroristica anticastrista “Alpha 66”. I tabulati provarono una fitta rete di chiamate telefoniche alla vigilia dell’attentato tra i due esecutori materiali, Hernan Ricardo Losano e Freddy Lugo, e il cubano naturalizzato nordamericano. Altra singolare coincidenza, il primo “fotoreporter” aveva lavorato saltuariamente presso l’agenzia d’investigazione privata ICI.

Una serie di criptiche telefonate erano state intercettate infine tra lo stesso Posada Carriles e Orlando Bosh. E come il fondatore del “CORU”, Luis Posada era stata arruolato dalla Cia nel 1960, divenendo presto uno dei suoi maggiori esperti nell’uso di esplosivi e nella gestione di azioni controinsorgenti. Posada Carriles fu poi inviato in Guatemala per partecipare all’addestramento della “Brigada 2506”, composta da mercenari cubani e nordamericani, alla vigilia del fallito sbarco nella Baia dei Porci, il 17 aprile del 1961.

Il tribunale di Caracas chiamato a giudicare sull’attentato di Barbados, condannò Luis Posada Carriles, ma il terrorista riuscì, nel 1985, ad evadere dalla prigione grazie ad un’operazione diretta dalla stazione Cia di Caracas e dai servizi segreti venezuelani (12). A gestire operativamente la fuga di Luis Posada Carriles, fu chiamato un altro dei più accaniti oppositori di Fidel Castro, Jorge Mas Canosa, fondatore a Miami dell’organizzazione di estrema destra “The Cuban Nacional Foundation”.

Grazie alla rete degli agenti cubani con cui Posada Carriles aveva condiviso negli anni ’60 la partecipazione nella cosiddetta “Operazione Mongosta” (13), il transfuga trovò protezione in Centroamerica, dove la Cia lo reclutò fino al 1990 per alcune azioni clandestine in El Salvador, Guatemala ed Honduras. Più recentemente, nel 1997, il nome di Luis Posada Carriles è apparso nelle cronache dei quotidiani italiani, a seguito del suo coinvolgimento negli attentati ad alcuni importanti hotel dell’Avana, in cui trovò la morte il turista italiano Fabio di Celmo. Posada ha ammesso di aver fornito il denaro agli autori materiali dell’azione terroristica, due cittadini di origine salvadoregna conosciuti durante gli anni trascorsi come agente segreto nel paese centroamericano. “Mi dispiace per lui, ma si trovava nel posto sbagliato al momento sbagliato” ha commentato cinicamente la morte del giovane turista italiano, in un’intervista a un quotidiano di Miami.

Impossibilitato a colpire il leader della rivoluzione cubana nell’isola delle Antille, dopo una lunga serie di attentati falliti o prematuramente abortiti, Luis Posada Carriles ha deciso di agire in occasione delle visite realizzate da Fidel Castro in alcuni paesi centroamericani. Così, alla vigilia dell’arrivo nel novembre 2000 del Capo di Stato cubano a Panama, il terrorista si è trasferito in questo paese per dirigere l’ennesimo attentato dinamitardo contro Castro. Le autorità panamensi, previamente avvertite dai servizi segreti cubani, lo hanno però arrestato qualche ora prima dell’arrivo del leader all’Università di Panama.

La richiesta di estradizione presentata dal governo dell’Avana per i numerosi attentati eseguiti dal terrorista, è stata respinta dalla presidente di Panama, Mireya Moscoso, e attualmente Luis Posada Carriles è detenuto in una prigione della capitale in attesa che si concluda l’indagine sul piano di assassinio di Fidel Castro (14).

Gli agenti cubani e lo scandalo Irangate

Oltre alla partecipazione nella interminabile stagione del terrorismo nero latinoamericano, un’altra sorprendente analogia caratterizza gli agenti Cia di origine cubana: il loro ruolo di protagonista in alcuni dei maggiori scandali della recente storia nordamericana, primo fra tutti il cosiddetto “Irangate” o “Iran-Contra”, l’ingente traffico di armi destinato al regime dell’ayatollah Khomeini, dipinto dall’allora presidente Ronald Reagan come il “principe del male”, in cambio di aiuti militari e finanziari a favore delle organizzazioni in lotta contro la rivoluzione Sandinista trionfata in Nicaragua (15).

Nella più spregiudicata real-politik, grazie all’intermediazione di Israele, gli Stati Uniti armavano il primo Stato fondamentalista islamico, aprendo una trattativa clandestina con gli Hezbollah libanesi, pubblicamente accusati di fornire le basi per l’addestramento dei gruppi del terrorismo internazionale (16).

Dicevamo di Luis Posada Carriles, che dopo l’evasione dal carcere di San Juan de Los Morros finì per operare presso la base aerea di Ilopango in Salvador, reclutato dalla locale agenzia d’intelligence nordamericana. A capo della struttura clandestina di Ilopango, la Cia aveva posto altri due agenti di origini cubane, Rafael Quintero e Felix Rodriguez, direttamente responsabili del trasferimento di armi e denaro alle organizzazioni antisandiniste e del loro addestramento paramilitare.

Rafael Quintero e Felix Rodriguez operavano congiuntamente sin dal 1960, quando avevano partecipato a Panama ad un corso in operazioni clandestine diretto da personale delle forze armate degli Stati Uniti. Entrambi furono poi inviati per addestrare i controrivoluzionari cubani offertisi per lo sbarco alla Baia dei Porci (17).

Alla vigilia dell’operazione militare contro Cuba, i due si separarono. A Rafael Quintero venne assegnata una funzione di copertura delle operazioni di mobilitazione e  partenza dei controrivoluzionari, mentre Felix Rodriguez fece ingresso clandestinamente a Cuba per organizzare le azioni di sabotaggio che furono scatenate simultaneamente all’attacco (18).

A seguito del fallimento dello sbarco, i due fecero rientro negli Stati Uniti per svolgere per conto della Cia altre importanti missioni di supporto alle organizzazioni anticastriste. In particolare Felix Rodriguez, per le sue indiscutibili doti “d’intelligence”, intraprese una fulminea carriera di agente segreto, che gli permetterà di essere uno dei protagonisti delle vicende più oscure della recente storia mondiale. Dopo aver assistito nel 1962 a Fort Benning, in Georgia, ad un corso di specializzazione militare delle truppe d’élite delle forze armate Usa (19), Felix Rodriguez fu trasferito in una base operativa della Cia nel Nicaragua del dittatore Somoza, per eseguire un attacco armato ad una nave spagnola, come rappresaglia per la decisione del governo franchista di continuare le attività commerciali con Cuba.

Risale tuttavia al 1967, l’operazione più spietata portata a termine dall’agente di origini cubane. Entrata in possesso della prova della presenza nella selva della  Bolivia di Ernesto Che Guevara alla guida un fronte guerrigliero composto prevalentemente da rivoluzionari cubani, la Cia decise di inviare Felix Rodriguez  nel paese sudamericano insieme ad un altro esule dell’Avana, Gustavo Villoldo Sampera, per coordinare la caccia all’eroe della liberazione di Cuba dalla dittatura di Batista.  Quando l’esercito fece prigioniero il Che, ferito in un conflitto a fuoco, Rodriguez raggiunse in elicottero il teatro delle operazioni, per trasmettere l’ordine di esecuzione (20).

Superdecorato per il successo dell’operazione in Bolivia, Felix Rodriguez fu inviato in Perù per presiedere ad un corso di formazione della Cia a favore di una unità di paracadutisti anti-guerriglia. Ottenuta la cittadinanza nordamericana Felix Rodriguez partì per il Sud-Est asiatico per operare agli ordini di Theodore Shackley, capo della stazione Cia in Laos (21).

Successivamente, Felix Rodriguez passò in Viet Nam, proprio negli anni più cruenti del conflitto tra gli Stati Uniti e il regime comunista di Hanoi. “A Saigon si dedicò a torturare ed interrogare i prigionieri e si appropriò di alcuni dei loro effetti personali che conserva come trofei”, scrivono i ricercatori Adys Cupull e Froilan Gonzalez, autori di un importante volume sul complotto della Cia per assassinare Ernesto Che Guevara (22).

L’agente Felix e il complotto antisandinista

Tornato negli Stati Uniti nel 1979 dopo la sanguinosa avventura asiatica, Felix Rodriguez decise di dedicarsi al traffico d’armi avviando una società in compagnia dello stesso Theodore Shackley, suo superiore in Laos (23). Successivamente passò a svolgere le funzioni di “consulente” della società israeliana ISDS (Internacional Security and Defense System), particolarmente attiva nel mercato latinoamericano, dove riforniva gli arsenali di numerosi governi dittatoriali.

Negli anni 1980-81 la Cia contattò Felix Rodriguez per differenti missioni in Uruguay, Brasile, Costa Rica, Honduras, Guatemala ed El Salvador; a sua volta, l’esercito cileno lo nominò consigliere in “tattiche di controinsorgenza”. Nel 1982 l’agente fu chiamato a coordinare alcuni attentati terroristici contro unità navali cubane inviate in Nicaragua a sostegno del governo sandinista e alla fine dello stesso anno si recò a Buenos Aires per una breve missione di “preparatore” dell’esercito argentino.

Due anni più tardi il Presidente Ronald Reagan dava l’autorizzazione per l’avvio delle operazioni Iran-Contra e Felix Rodriguez fu inviato in Salvador per assicurare la fornitura di armi agli antisandinisti e collaborare in attività controinsorgenti (24).

Nella pianificazione dell’operazione di sostegno militare della Contra nicaraguense, grazie ai fondi neri lucrati dalla Cia con il trasferimento di armamento pesante all’Iran e agli Hezbollah libanesi, Felix Rodriguez fu secondo solo al colonnello Oliver North, l’uomo prescelto dalla presidenza degli Stati Uniti per dirigere la segreta triangolazione (25).

A Felix Rodriguez, il colonnello delegò uno dei compiti più scottanti di tutta l’operazione, il trasferimento agli antisandinisti di denaro in contante, proveniente da alcuni dei maggiori narcotrafficanti colombiani, che proprio in quegli anni avevano lanciato una vasta campagna terroristica contro politici, magistrati, giornalisti e dirigenti sindacali che si opponevano alla cosiddetta  “narcodemocratizzazione” dello Stato colombiano.

Deponendo davanti al “Sottocomitato sul Narcotraffico e il Terrorismo” del Senato degli Stati Uniti, Ramon Milian Rodriguez, accusato di traffico di droga e riciclaggio di denaro sporco, dichiarò di aver consegnato alla fine del 1983 alla Contra 10 milioni di dollari “grazie all’intermediazione di Felix Rodriguez, che rappresentava la Cia in questa operazione”. “Questo denaro – aggiunse Ramon Milian Rodriguez - era stato messo a disposizione da Pablo Escobar, Jorge Ochoa e Carlos Lehder, i capi del Cartello di Medellin”. A spingere i maggiori boss del narcotraffico a finanziare le operazioni occulte degli Stati Uniti in Nicaragua, sempre secondo la testimonianza, c’era la convinzione che così si sarebbe “comprata un po’ d’amicizia della Cia affinché essa chiudesse gli occhi sugli invii di stupefacenti negli Stati Uniti” (26).

In realtà, la Cia ricompensò ampiamente il Cartello di Medellìn per il contributo alla causa antisandinista, assicurandogli ampia libertà di azione nel trasferimento degli stupefacenti dall’area andina al mercato Usa. Esso fu realizzato grazie all’uso delle maggiori infrastrutture presenti in Centroamerica per l’addestramento e il rifornimento di armi alla Contra e degli  stessi velivoli contrattati dal Pentagono per il trasporto del materiale bellico (27).

L’agente della Dea Celerino Castillo, ha rivelato all’autorità giudiziaria di Washington che ingenti quantità di cocaina provenienti dalla Colombia, finivano “negli hangar dell’aeroporto di Ilopango, da dove venivano poi trasportati negli Stati Uniti da piloti che godevano della protezione governativa”. Alcune partite di droga sarebbero giunte direttamente in alcune basi militari della Florida, in particolare quella di Homestead, a sud di Miami (28).

Il ruolo strategico delle basi militari centroamericane nello scambio armi-droga, e più esplicitamente dell’agente Cia chiamato a coordinarne le attività, è stato confermato dalle testimonianze di alcuni dei piloti contrattati per il rifornimento militare alla Contra.

In una dichiarazione resa ai giudici, il pilota Michael Toliver, ha ammesso di aver trasportato alla base di Aguagate, Honduras, 14 tonnellate di apparecchiature militari e di essere rientrato in patria con 12 tonnellate di marihuana. “Ad Aguagate – ha spiegato Michael Toliver - ho ricevuto il denaro per le armi, 75.000 dollari, da una persona che si faceva chiamare Max Gomez”. Non fu difficile per gli inquirenti verificare che “Max Gomez” non era altro che il nome di copertura di Felix Rodriguez.

Il fronte sud dell’offensiva narcoparamilitare contro Managua

L’inchiesta sulla rete Cia realizzata in Centroamerica per sostenere la campagna contro il governo rivoluzionario del Nicaragua, appurò altresì che al fine di potenziare il traffico armi-droga erano stati realizzati alcuni aeroporti clandestini in Costa Rica, paese che aveva dichiarato la propria neutralità nel conflitto, intraprendendo un’importante attività di mediazione tra le parti belligeranti (29). A beneficiarsi particolarmente di queste infrastrutture in Costa Rica fu il gruppo antisandinista dell’ARDE, guidato da Eden Pastora, che ottenne benefici per oltre 250.000 dollari utilizzati per l’acquisto di armi leggere ed un elicottero.

Jesus Garcia, ex funzionario di origini cubane del Ministero della Giustizia degli Stati Uniti, ha ammesso che alcuni voli partiti dall’aeroporto di Fort Lauderdale, a nord di Miami per raggiungere una pista segreta alla frontiera settentrionale del Costa Rica, “facevano rientro con mezza tonnellata di cocaina, che era già impacchettata e  pronta per l’imbarco”.

La pista segreta in questione era quella realizzata dalla rete Cia all’interno di un rancho del facoltoso cittadino nordamericano John Hull, che risiedeva nella capitale San José (30). In stretto contatto con Oliver North, John Hull fungeva da intermediario nel finanziamento del “Secondo Fronte Antisandinista” diretto da Adolfo Calero, uno dei più intransigenti capi della controrivoluzione. Dopo la rottura di quest’ultimo con Eden Pastora, accusato di “tradimento” per aver avviato una timida trattativa di dialogo con Managua, John Hull accettò di partecipare nel complotto orchestrato dalla stazione locale della Cia per assassinare il leader dell’ARDE.

Per eseguire il fallito attentato contro Eden Pastora furono chiamati il cubano-nordamericano Francisco Chanes e il libico naturalizzato cileno Amac Galil. Il primo era uno dei finanziatori di un’organizzazione anticastrista con sede a Miami, la “Brigada 2506” – dal nome della forza paramilitare che sbarcò a Cuba – e dirigeva una società per l’importazione del pesce, presumibilmente utilizzata per l’introduzione in Florida di cocaina colombiana (31). Amac Galil invece, era ritenuto uno dei maggiori terroristi internazionali al soldo dei servizi segreti di Augusto Pinochet (32). Ancora una volta le ombre dell’asse criminale internazionale Cile-Miami costituito dalla Cia dopo il golpe contro Salvador Allende.

Nel rancho di John Hull fu pianificato un altro attentato - poi abortito – contro l’ambasciatore degli Stati Uniti in Costa Rica, Lewis Tamb, che aveva come fine quello di far cadere la responsabilità della morte del diplomatico sui sandinisti per giustificare un’invasione militare Usa in Nicaragua. Il denaro per questo attentato fu promesso direttamente da Pablo Escobar e Jorge Ochoa, come vendetta per le pressioni di Tamb, al tempo in cui ricopriva la carica di ambasciatore a Bogotà, a favore della firma del trattato di estradizione Colombia-Stati Uniti dei maggiori boss del narcotraffico (33). Per eseguire l’attentato contro il diplomatico, era stato contattato l’ex funzionario Usa di origini cubane, Jesus Garcia.

Tutti gli uomini del Vicepresidente

Nonostante il cosiddetto “Rapporto Kerry”, prodotto dalla Commissione d’investigazione del Congresso sulle responsabilità governative dell’Irangate, faccia solo menzione all’allora vicepresidente George W. Bush, i documenti raccolti e le dichiarazioni rese da numerosi funzionari dipartimentali permettono di affermare che il futuro presidente degli Stati Uniti, - l’uomo della Guerra del Golfo contro il “terrorista” Saddam Hussein e della prima grande crociata contro il narcotraffico in America Latina - disimpegnò un ruolo fondamentale nelle operazioni illegali dell’affaire Iran-Contra. Fu George Bush ad avviare i contatti diretti con i dirigenti della Contra e con i presidenti degli stati centroamericani (in particolare Jose Azcona, primo mandatario dell’Honduras), a cui chiese un intervento energico a sostegno dell’aggressione terroristica contro il Nicaragua. È altresì indubbio che l’allora vicepresidente seguì in ogni sua fase lo sviluppo delle operazioni dirette dal colonnello Oliver North, che incontrò costantemente tra il 1983 e il 1986 (34).

George Bush avrebbe avuto anche un ruolo nelle transazioni di armi a favore del regime dell’iman Khomeiny. Il trafficante d’armi saudita Adnan Kashoggi, uno dei maggiori finanziatori dell’operazione di trasferimento dei sistemi missilistici all’Iran, ha dichiarato davanti al Congresso di aver versato, nel gennaio del 1985, all’allora vicepresidente degli Stati Uniti un assegno di 1.000 dollari, come ringraziamento per gli affari miliardari realizzati nella transazione (35).
  
Bush in persona selezionò parte del personale dell’operazione, privilegiando gli agenti della Cia che si erano distinti in America Latina e nel Sud-est asiatico quando egli era stato a capo dell’Agenzia d’Intelligence (36).

Come abbiamo visto in precedenza, molti di questi agenti avevano in comune origini cubane e un curriculum ventennale in operazioni clandestine contro il regime castrista. Lo stesso George Bush, di cui e’ stato ipotizzato l’ingresso nella Cia sin dai primi anni ’60, avrebbe cooperato per organizzare la comunità degli esuli cubani di Miami, alla vigilia dello sbarco nella Baia dei Porci. A quel tempo Bush viveva in Texas dove era proprietario di una società petrolifera, ma i suoi spostamenti da Houston a Miami si intensificarono alla vigilia dell’attacco militare a Cuba.

Il sostegno fornito da George Bush agli esuli anticastristi sarebbe stato innanzitutto di tipo finanziario, a fianco di un altro petroliere texano, Jack Crichton. Sono state raccolte tuttavia, importanti testimonianze su una sua diretta partecipazione nelle operazioni di addestramento militare dei controrivoluzionari, dirette dall’ex generale dell’aeronautica statunitense, Charles Cabel, anch’egli di origini texane. L’ex agente della Cia Fletcher Prouty, principale consulente di Oliver Stone per la realizzazione del controverso film JFK, ha dichiarato a un giornalista statunitense di aver consegnato a George Bush tre vecchie unità navali, poi trasferite in Guatemala per essere consegnate alla brigata che preparava lo sbarco a Cuba. “Le unità furono ribattezzate dallo stesso George Bush con i noni di “Barbara”, “Huston” e “Zapata”, i nomi cioè della moglie, della città di residenza e della compagnia petrolifera di cui era proprietario” (37).

I contatti tra il futuro presidente degli Stati Uniti e le organizzazioni di estrema destra degli esiliati cubani, furono attivi anche nei mesi che precedettero e seguirono l’assassinio a Dallas di John Fitzgerald Kennedy, attentato in cui, secondo gli investigatori, avrebbero operato agenti Cia, elementi anticastristi e criminali affiliati alla mafia di Miami (38). “George Bush della Cia è stato ascoltato il 23 novembre 1963, in merito alla reazione degli esiliati cubani anti-Castro di Miami sull’omicidio del Presidente Kennedy”, si legge in un rapporto di Edgard Hoover, capo dell’Fbi al tempo dell’assassinio (39).

I contatti e i legami sviluppati in Florida da George Bush, saranno utili, vent’anni più tardi, quando da vicepresidente degli Stati Uniti, dovrà  predisporre la lista di uomini spregiudicati con comprovata esperienza in maneggi clandestini ed atti terroristici, per l’avvio dell’operazione di trasferimento di armi alle organizzazioni antisandiniste (40).

Il 17 marzo 1983, George Bush convocò Donald Gregg, suo consigliere per la sicurezza nazionale ed intimo amico, e l’agente Felix Rodriguez, con cui lo stesso Gregg aveva realizzato alcune operazioni clandestine in Viet Nam (41). Bush e Rodriguez si conoscono dai tempi del fallito sbarco nella Baia dei Porci, ma il reciproco colpo di fulmine risale agli anni in cui il primo era a capo della Cia e il secondo agiva in Asia (42). “In quell’incontro diedi la mia disponibilità ad operare in Salvador contro l’organizzazione guerrigliera locale e a sostenere le operazioni e l’armamento della Contra” ha raccontato qualche anno dopo Felix Rodriguez (43). Bush incaricò Donald Gregg di mettere immediatamente in contatto l’agente di origini cubane con i responsabili del piano d’intervento Usa nello stato centroamericano, in particolare Thomas Pickering, al tempo ambasciatore in Salvador (44), il responsabile Cia per gli affari latinoamericani Nestor Sanchez, e l’agente Cia Thomas Clines, intimo amico di Bush e braccio destro di Oliver North (45). Quest’ultimo era un’altra vecchia conoscenza di Felix Rodriguez: Clines aveva preso parte nei primi anni ’60, all’“Operazione Mangosta” contro Fidel Castro ed era stato agente presso la Stazione Cia in Laos diretta da Theodore Shackley, quando il cubano era stato distaccato nel sud-est asiatico.

Alla vigilia della sua partenza per la base di Ilopango, Felix Rodriguez s’incontrò nuovamente con George Bush. Prima di congedarsi, il cubano mostrò al vicepresidente un album di ricordi in cui compariva la foto del suo “incontro” in Bolivia con il comandante Che Guevara. Un gesto che dovette impressionare tantissimo George Bush, al punto che da quel momento le relazioni umane e professionali si fecero intense (46). Bush, nel 1991, lo volle accanto a sé il giorno della cerimonia di assunzione delle funzioni di Presidente degli Stati Uniti, dove Felix Rodriguez intervenne in compagnia dell’amico generale Rafael Bustillos, capo della forza aerea salvadoregna (47). “A Felix Rodriguez, con grande stima e ammirazione. George Bush”, recita la dedica a margine della foto che ritrae il presidente degli Stati Uniti accanto all’agente, autodefinitosi nella sua biografia “Il Cavaliere dell’Oscurità. L’eroe della Cia di un centinaio di battaglie sconosciute” (48).

Riciclati e potenti

Di certo lo scoppio dell’Irangate non ha impedito fulminee e clamorose carriere pubbliche di buona parte dei protagonisti, grandi e piccoli, dello scandalo. Escluso Oliver North, capro espiatorio, sacrificato per sanare la sete di giustizia e la buona coscienza di milioni di nordamericani – condannato comunque a una pena più che simbolica – è noto l’epilogo della vicenda: un’elezione alla massima carica planetaria, la Presidenza degli Stati Uniti (George Bush), il comando delle maggiori operazioni militari degli anni ‘90 e la recente nomina a Segretario di Stato Usa (Colin Powell), la dirigenza di società e finanziarie dai conti vertiginosi (Adnan Kashoggi & Soci), la leadership in organizzazioni semiclandestine di estrema destra che mai hanno pagato per il terrorismo diffuso (Posada Carriles, Orlando Bosh, ecc.), il meritato riposo in ranchos e fincas di stile holliwoodiano (Felix Rodriguez ed ex colleghi Cia).

Per dovere di cronaca sarà opportuno, prima di concludere, fare accenno ad altri protagonisti della rete criminal-affaristica-terroristica di cui sopra, che oggi ricoprono incarichi di prestigio ed esercitano quel potere sufficiente a determinare le grandi scelte politico-militari internazionali.

Innanzitutto tale John Singlaud - già responsabile Cia a Seul e incaricato in Viet Nam per le “operazioni speciali”, accanto a Tom Clines e Theodore Shackley – poi assunto alla presidenza della Lega Mondiale Anticomunista, organizzazione di estrema destra a cui sono associati ex nazisti, teorici del neoliberismo ed ex capi di stato coinvolti in crimini di lesa umanità. Negli anni dell’Irangate l’apporto di John Singlaud fu determinante per attivare la rete centroamericana della Cia in cui operarono gli agenti Felix Rodriguez, Rafael Quintero e John Hull.

Richard Gadd, ex ufficiale delle forze armate statunitensi, fu un altro elemento chiave per il successo dell’operazione pianificata da Oliver North. Egli s’incaricò della contrattazione di personale specializzato da inviare in Centroamerica (in particolare piloti e meccanici), della fornitura di pezzi di ricambio e della riparazione dei velivoli. A questo scopo Ronald Gadd fondò la “EAST” (Eagle Aviacion Services and Technology Inc.), una delle maggiori società private contrattate dall’amministrazione statunitense per far giungere le armi alla Contra (49).

George Bush junior, neopresidente degli Stati Uniti e comandante supremo della seconda grande crociata internazionale contro il “terrorismo e il fondamentalismo islamico” si è circondato di altri ingombranti e pericolosi personaggi implicati nelle triangolazione dell’Irangate.

Egli ha nominato quale nuovo rappresentante Usa al Palazzo di Vetro delle Nazioni Unite, John Negroponte, ex ambasciatore in Honduras ai tempi dell’amministrazione Reagan-Bush senior. Fu grazie alla sua supervisione che l’Honduras si trasformò nella principale base operativa delle forze armate statunitensi e di addestramento della Contra nicaraguense. Secondo Human Rights Watch, l’ambasciata Usa, negli anni ‘80, insieme alla Cia, cooperò alla creazione del famigerato “Battaglione 316”, un gruppo paramilitare responsabile di numerosi atti di sabotaggio e tortura e di non meno di 184 sparizioni di oppositori politici.

A sottosegretario per gli Affari dell’Emisfero, George Bush junior ha chiamato l’ultra derechista Otto Reich, di origini cubane, direttore dell’Agenzia per lo Sviluppo Internazionale (USAID) durante l’amministrazione Reagan, e successivamente alla guida dell’“Office of Public Diplomacy” (OPD), un dipartimento governativo noto per le innumerevoli operazioni “psicologiche coperte” realizzate attraverso la produzione e la circolazione di informazioni false su governi e movimenti popolari del continente (50). A Otto Reich si devono la gestione della campagna di disinformazione antisandinista su scala planetaria, e le vigorose pressioni esercitate sul Congresso perchè isolasse il governo del Nicaragua e appoggiasse i piani d’intervento nordamericano. Dopo l’Irangate Otto Reich era stato nominato ambasciatore in Venezuela, dove s’impegnò con successo per bloccare la richiesta di estradizione a Cuba dei terroristi Orlando Bosh e Posada Carriles (51).

La nomina di Otto Reich è stata certamente il tributo maggiore pagato alla potente lobby anticastrista di Miami. È notorio come George Bush junior sia stato eletto proprio grazie ad una manciata di voti raccolti tra gli esuli cubani di estrema destra e come la storia della famiglia dei petrolieri texani sia legata a un doppio filo con la recente storia dell’isola delle Antille. È importante sottolineare come tra i maggiori collaboratori della campagna del neopresidente per la determinante vittoria elettorale in Florida, compaia il nome di Feliciano Foyo, in odor di promozione tra i fedelissimi della Casa Bianca. Foyo è stato il tesoriere della campagna per l’elezione a governatore della Florida del fratello Jeb Bush, noto per il suo furore anticastrista. E Feliciano Foyo non ha mai nascosto i suoi legami d’amicizia con il terrorista Luis Posada Carriles...

È così comprensibile come tra i maggiori finanziatori delle campagne elettorali dei Bush, non sia mai mancato il nome della  “Fundaciòn Cubano-Americana”, diretta da Jorge Mas Canosa, uno dei più reazionari attivisti anticastristi, di cui abbiamo accennato il ruolo fondamentale nell’evasione dal carcere venezuelano dello stesso Posada Carriles. Jorge Mas Canosa e Jeb Bush, nello specifico, avrebbero condiviso in passato la gestione di alcune attività finanziarie (52).

La “Fundaciòn Cubano-Americana” può essere inserita nell’elenco delle beneficiarie “indirette” dell’Irangate. Oliver North, obbedendo a “ordini superiori”, deviò 100.000 dollari provenienti dalla vendita  di armi al regime di Teheran, a favore di un’operazione coperta contro Cuba. Il denaro fu utilizzato per l’acquisto di radiotelefoni da inviare ad agenti controrivoluzionari infiltratisi nell’isola e per il potenziamento dell’emittente “Radio Mambì” di Miami, di proprietà di alcuni ricchi esiliati cubani e, appunto, della “Fundacion Cubano-Americana”.

L’istituzione di Jorse Mas Canosa ha dato vita all’associazione “Brothers to the Rescue”, resasi famosa recentemente per alcune riuscite operazione d’infiltrazione aerea a Cuba. A capo della “Brothers to the Rescue” e’ stato chiamato José Basulto, l’instancabile animatore dell’azione di lobbing sul Congresso per l’approvazione dell’Helms-Burton Act e della campagna di delegittimazione del regime di Fidel finalizzata ad impedire il rimpatrio a Cuba del piccolo Elian Gonzalez, sequestrato da alcuni familiari esuli a Miami.

Anche José Basulto ha fatto parte della fallita “Operazione alla Baia dei Porci” (53). È nella sua abitazione di Miami, secondo quanto raccontato da Felix Rodriguez alla Commissione d’indagine del Congresso sullo scandalo Irangate, che l’agente della Cia avrebbe incontrato due dei maggiori esponenti della Contra nicaraguense, Enrique Bermudez e Adolfo Calero. “Siamo come fratelli sin dai tempi dell’addestramento in Guatemala, prima dello sbarco a Cuba – ha aggiunto Rodriguez. “Basulto é stato nei campi della Contra in Centroamerica, per aiutare a distribuire gli aiuti umanitari”.

Al banchetto di morte realizzatosi all’ombra del trio George Bush padre – Oliver North – Felix Rodriguez,  partecipò in prima persona anche il fratello Mario Calero, tra i proprietari della compagnia aerea “Hondu Carib”, chiamata direttamente in causa dall’agente della Dea Celerino Castillo, nelle operazioni droga-armi realizzate tra la Colombia, il Centroamerica e la Florida.

  Note

(1) Il nome di questa organizzazione presenta un’inquietante analogia con la cosiddetta Operazione Condor, il piano di vera e propria caccia transnazionale ai dissidenti politici che fu realizzata negli anni ’70 dai servizi segreti dei regimi reazionari di Argentina, Brasile, Bolivia, Cile, Uruguay e Paraguay, grazie all’appoggio della Cia e dell’allora Segretario di Stato Henry Kissinger. Un ruolo di primo piano nel coordinamento del piano fu svolto in particolare dal capo dei servizi cileni, generale Contreras. Grazie all’Operazione Condor, furono assassinati oltre 120 dirigenti politici e sindacali del Cono Sud, tra cui l’ex ministro cileno di “Unidad Popular” Carlos Pratts e l’ex presidente boliviano Juan José Torres. Secondo alcune recenti rivelazioni, al vaglio dei magistrati argentini ed uruguayani, all’Operazione Condor parteciparono 110 alti ufficiali delle forze armate dei paesi coinvolti. Con essi avrebbero collaborato 6 ufficiali di nazionalità italiana.

(2) Il diplomatico Orlando Letelier fu assassinato mentre si spostava in un auto, grazie ad un dispositivo esplosivo che era stato posto sotto il velivolo. L’attentato fu preparato dagli agenti della DINA, il servizio segreto del regime di Augusto Pinochet, che entrarono in contatto con alcuni terroristi cubani, che tre giorni prima dell’operazione si trasferirono a Washington dove godettero della protezione degli uomini dell’ambasciata cilena negli Stati Uniti e della Cia. Subito dopo l’omicidio, l’allora direttore dell’Agenzia d’Intelligence, George W. Bush Senior, convocò d’urgenza i responsabili del ministero di giustizia, a cui la Cia chiese il segreto sui risultati dell’investigazione con il pretesto della “difesa degli interessi  della sicurezza nazionale”.

(3) Nel solo periodo 1974-76, ad esempio, gli estremisti cubani avevano causato l’esplosione di un centinaio di bombe nel distretto di Miami, generando il caos tra la popolazione civile e distruggendo tra gli altri, gli uffici locali dell’Fbi e del Dipartimento di Polizia.

(4) Nella più completa impunità, la lunga sequela di attentati contro obiettivi cubani proseguì nei mesi successivi alla tragedia di Barbados. Il 7 novembre 1976, furono gli uffici della “Cubana de Aviacion” di Madrid ad essere distrutti da una carica di esplosivo. Cinque giorni più tardi fu il turno dell’Ambasciata cubana a Bogotà (Colombia) ad essere danneggiata gravemente dall’esplosione di due bombe ad alto potenziale.

(5) Un’accurata descrizione sulle indagini eseguite per identificare autori e mandanti della strage di Barbados è stata fatta dal volume del giornalista Nicanor Leòn Cotayo, “Crimen en Barbados”, Editorial de Ciencias Sociales, La Habana, 1977.

(6) Il “fotoreporter” Hernan Ricardo Losano oltre ad essere stato condannato per l’attentato al Dc-8 della “Cubana de Aviacion” è sospettato della partecipazione alla distruzione degli uffici della “British West Indies Airways” a Barbados, nel settembre 1976 e all’attentato del precedente 18 agosto contro gli uffici della “Cubana de Aviacion” nell’aeroporto di Panamà. Per ciò che riguarda quest’ultima vicenda, Ricardo Losano fu identificato, un paio di giorni prima dell’attentato, in compagnia di Gedeo Rodriguez, altro agente della rete di estrema destra di esiliati cubani, principale indiziato dell’atto terroristico.

(7) Felix Martinez Suarez agiva a Caracas sotto la protezione dell’ambasciatore cileno in Venezuela Pedro Daza, e godeva del supporto finanziario dell’“American Council for Wold Freedom”, organizzazione di estrema destra con sede in Washington.

(8) La partecipazione diretta dello stesso Bosh alle due operazioni fu provata da elementi oggettivi. Alla vigilia dell’attentato al leader della sinistra rivoluzionaria cilena, il terrorista si trasferì a San José utilizzando un passaporto falso emesso dalla cancelleria cilena. Nel caso dell’assassinio di Orlando Letelier, fu provato che Bosh si incontrò tre giorni prima a Caracas con i fratelli Ignacio e Guillelmo Novo Sampol, ritenuti dalle autorità statunitensi i due autori materiali della morte del diplomatico.

(9) L’immagine di “intoccabile” permise a Orlando Bosh di stringere importanti contatti politici e relazioni d’affare con gli uomini di punta dell’establishment repubblicano della Florida, in particolare Jed Bush, figlio dell’allora direttore della Cia, George Bush.

(10) Orlando Bosh, Howard Hunt e altri agenti Cia di origine cubana, tra cui Rafael Quintero, di cui vedremo in seguito il ruolo nella gestione del traffico di armi con la Contra nicaraguense, hanno partecipato congiuntamente allo sbarco nella Baia dei Porci e alle operazioni di spionaggio del Watergate. Ad essi si aggiunge il nordamericano Frank Sturgis, che secondo la ricostruzione del film di Oliver Stone JFK, avrebbe sparato a Dallas con Hunt contro la vettura che trasportava il presidente John F. Kennedy. Essi sarebbero stati fotografati dall’Fbi, ma le foto sarebbero poi misteriosamente sparite. Sarebbero stati fotografati anche alcuni agenti di origini cubane che avrebbero aperto degli ombrelli, come segnale per avvertire del passaggio del corteo di auto presidenziali.

(11) “The New York Times”, 23 ottobre 1976.
(12) Luis Posada Carriles aveva prestato per anni la propria consulenza a favore della DISIP, l’agenzia che coordinava i servizi segreti venezuelani, responsabile di gravi atti di tortura contro attivisti politici e sindacali.

(13) L’“Operazione Mangosta” comprende la lunga serie di incursioni paramilitari contro Cuba dopo l’avventura della Baia dei Porci e di falliti attentati contro la vita di Fidel Castro e dei maggiori uomini del governo rivoluzionario, primo fra tutti il ‘comandante’ Ernesto Che Guevara.

(14) Per il fallito l’attentato contro Fidel Castro è stato arrestato a Panama anche Gaspar Jimenez Escobedo, sospettato di aver trasferito a Caracas, nel 1985, i soldi raccolti a Miami, per consentire l’evasione di Luis Posada.

(15) In particolare, nel gennaio 1986, furono trasferiti all’Iran 4.000 missili anti-tank, imbarcati in una nave da trasporto a cui  furono forniti falsi documenti di carico. Le operazioni d’imbarco furono coordinate dall’allora primo assistente militare del Segretario della Difesa, generale Colin L. Powell. Nel 1991, Powell, sarà comandante delle forze Usa che scateneranno la “Tempesta del Deserto” contro l’Iraq di Saddam Hussein. Nel 2001 assumerà la carica di Segretario di Stato nell’amministrazione di George Bush junior.

(16) La negoziazione con il regime di Teheran, a cui sono stati forniti sistemi missilistici, elicotteri ed altri armamenti pesanti prontamente utilizzati nella sanguinosa guerra contro l’Iraq, è stata realizzata in aperta violazione delle direttive del Congresso degli Stati Uniti, il quale aveva bandito qualsiasi relazione politico-militare ed economica con l’Iran. Parte degli introiti delle commesse d’armi furono dirottati a favore della Contra, che poté incrementare a dismisura le operazioni terroristiche contro obiettivi civili e le infrastrutture vitali del Nicaragua. Infine furono finanziate le operazioni coperte della Cia e delle Forze armate Usa a sostegno della politica di oppressione dei regimi alleati centroamericani (El Salvador, Guatemala, Honduras).

(17) Rafel Quintero e Felix Rodriguez erano membri del gruppo speciale che si era fissato come obiettivo l’assassinio di Fidel Castro e l’infiltrazione nell’isola di Cuba per eseguire attentati terroristici a infrastrutture civili e militari (“Operazione Mangosta”).

(18) Dopo l’annientamento della brigata controrivoluzionaria nella Baia dei Porci, Felix Rodriguez fu costretto a nascondersi nell’isola sino a quando poté fuggire all’estero grazie ad un funzionario dell’ambasciata spagnola a Cuba e all’ambasciatore venezuelano Jose Nuceti Sardi.

(19) A questo corso “avanzato”, Felix Rodriguez partecipò in compagnia di altri terroristi-agenti Cia di origini cubane, tra cui Luis Posada Carriles e Jorge Mas Canosa,  leader della “Cuban Nazional Foundation”, la maggiore organizzazione anticastrista presente negli Stati Uniti.

(20) Secondo alcune dichiarazioni stampa dei militari boliviani testimoni dell’esecuzione, lo stesso agente cubano avrebbe sparato sul corpo ormai senza vita del Che.

(21) L’agente Cia Theodore Shackley era stato capo sezione dell’agenzia d’intelligence a Miami quando fu avviata la cosiddetta “Operazione Mangosta” contro il governo rivoluzionario di Cuba; in seguito fu trasferito in Italia per dirigere la stazione Cia di Roma. Durante gli anni trascorsi in Viet Nam, Shackley prese parte all’esecuzione del cosiddetto “Piano Phoenix”, il programma di eliminazione fisica di 40.000 tra civili e rappresentanti dell’opposizione politica del Viet Nam del Sud, realizzato dalle forze paramilitari del regime di Hanoi. Per eseguire il programma, Shackley creò ad hoc il cosiddetto “Gruppo per le Operazioni Speciali” SOG, di cui furono membri il colonnello Oliver North, il generale John Singlaud e l’ufficiale Richard Secord, tra i maggiori protagonisti dieci anni più tardi dell’affaire Iran-Contra. Dopo il Sud-est asiatico, Theodore Schakley fu inviato in Iran per addestrare gli uomini del “Savak”, il servizio segreto dello Scià. Congedatosi ufficialmente dalla Cia, insieme ad altri ex colleghi (Frank Terpil, Thomas Clines, Richard Secord), intraprese l’attività di finanziere e di trafficante d’armi, giungendo ad impossessarsi di un importante istituto bancario, la “Nugan Hand Bank” di Sidney, implicata nel 1980 in un grande scandalo internazionale relativo a transazioni clandestine di armi a paesi sotto embargo. Shackley, in particolare, fu l’uomo che presentò a fine anni ‘60 (grazie a Frank Terpil) Licio Gelli ad Alexander Haig, viceconsigliere di Nixon per la sicurezza mondiale. Nell’occasione Haig diede l’approvazione per l’affiliazione alla loggia P2 di oltre 400 ufficiali delle forze armate italiane e della Nato. Alla P2 aderirono anche alcuni dei piú alti vertici delle forze armate argentine ed uruguayane, implicati nell’esecuzione del “Plan Condor”.

(22) A. Cupull, F. Gonzalez, “La Cia contra el Che”, Editora Politica, La Habana, 1992.

(23) Sempre nel 1979, Rodriguez fu implicato nell’indagine relativa all’attentato contro l’ex presidente honduregno Roberto Suazo Cordoba, insieme ad un suo socio nella vendita di armamenti, Gerard Latchinian. Rodriguez e Latchinian erano titolari della “Giro Aviation Corp.” di Miami. Mentre quest’ultimo fu condannato a 35 anni di prigione, Felix Rodriguez fu assolto in quanto le prove che erano state raccolte, sparirono misteriosamente alla vigilia del processo. Gerard Lactninian fu arrestato nel novembre 1983 quando tentava di introdurre negli Stati Uniti cocaina per un valore superiore ai 10 milioni di dollari.

(24) La sua base operativa fu l’aeroporto di Ilopango, anche se Felix Rodriguez  si sposterà continuamente in Honduras e Guatemala, dirigendo importanti operazioni a fianco dei militari di questi due paesi. In particolare, presso la base delle forze speciali honduregne di Tamara, Tegucigalpa, l’agente avrebbe coordinato l’addestramento degli uomini degli “squadroni della morte” impegnati a “ripulire” il paese dalle organizzazioni della sinistra.

(25) Il colonnello Oliver North è stato uno degli artefici della crociata del Presidente Ronald Reagan, contro il “terrorismo internazionale”, nella prima metà degli anni ’80. Egli ha diretto l’operazione di liberazione dell’equipaggio del TWA 847 sequestrato da un commando libanese nel 1985 a Beirut e il bombardamento di Tripoli e Bengasi contro il leader libico Gheddafi, il “demonio” di turno degli Stati Uniti. Oliver North è stato responsabile, inoltre, delle operazioni militari nordamericane nel Mediterraneo durante i giorni del sequestro della nave da crociera “Achille Lauro” e del fallito tentativo di condurre negli Stati Uniti i sequestratori e il leader del Fronte di Liberazione Palestinese, Abul Abbas. La vicenda rappresentò una grave violazione dei principi cardine del diritto internazionale: alcuni caccia Usa “dirottarono” in volo l’aereo che li stava trasferendo in Egitto, costringendolo ad atterrare nella base aeronavale siciliana di Sigonella. Per qualche ora si rischiò il conflitto a fuoco tra gli uomini dell’Aeronautica Militare italiana e la Delta Force degli Stati Uniti. L’intervento del governo italiano impedì il trasferimento dei cittadini mediorientali e i sequestratori furono giudicati in Italia.

(26) Il trafficante Ramon Milian Rodriguez era stato per anni un fedele contribuente delle campagne elettorali del Partito Repubblicano. Ha partecipato nel 1981 come invitato alla cerimonia di insediamento dell’amministrazione Reagan-Bush. Due anni più tardi fu arrestato dall’Fbi a Panama, dove era giunto con un aereo privato e 5 milioni di dollari in contanti che intendeva “lavare” in una delle tante banche locali.

(27) Secondo la Dea, alcuni dei velivoli incaricati del trasporto di armi alla Contra rientravano negli Stati Uniti con ingenti carichi di cocaina. In questa maniera il Cartello di Medellìn assicurò al mercato nordamericano l’ingresso di una tonnellata di cocaina alla settimana, con un valore oscillante tra i 26 e i 50 milioni di dollari. È stato altresì accertato l’utilizzo per il traffico di droga, degli stessi velivoli impiegati per la distribuzione di “aiuti umanitari” alle organizzazioni antisandiniste. La società “Vortex”, ad esempio, con sede a Miami, di proprietà del finanziere Alberto Herreros, contattata dall’Ufficio per gli Aiuti Umanitari per il Nicaragua del Dipartimento di Stato, introdusse in Florida 500 chili di marihuana prodotta in Colombia.

(28) Tra i piloti Castillo ricorda il trafficante di droga ed armi William Brasher, che godeva “di credenziali della Cia e dell’Fbi e la sua jeep era intestata all’ambasciata Usa in Salvador”. William Brasher agiva in strettissimo collegamento con Felix Rodriguez, ed era uno degli uomini di maggior fiducia del colonnello Oliver North.

(29) Le basi dei gruppi antisandinisti in Costa Rica rappresentarono un punto ideale per il rifornimento dei velivoli utilizzati dai narcotrafficanti colombiani che pagavano tra i 10 e i 25.000 dollari per ogni atterraggio delle avionette dedite al trasporto della cocaina verso il mercato nordamericano.

(30) Secondo quanto appurato dalla Dea, John Hull era entrato in contatto con i boss colombiani Pablo Escobar e Jorge Ochoa attraverso due esiliati cubani, René Corbo e Felipe Vidal, che nel 1961 con la “Brigada 2506” avevano partecipato allo sbarco nella Baia dei Porci, e che al tempo dell’Irangate curavano il rifornimento di gasolio per i velivoli che trasportavano la cocaina via Costa Rica.

(31) In questa società  di Francisco Chanes “sarebbero forti gli interessi di Rolando Martinez, che nel 1960 fu membro di un gruppo incaricato di assassinare Fidel Castro” (fonte: “Le Monde Diplomatique”, settembre 1987).

(32) Lo stesso Amac Galil si sarebbe incaricato di preparare l’attentato dinamitardo in un hotel di San José che ospitava una conferenza stampa di Eden Pastora. Il leader della Contra si salvò dall’esplosione, riportando lievi ferite, mentre risultarono morte due persone e gravemente feriti due giornalisti statunitensi.

(33) Il ruolo anti-narcos di Lewis Tumb in Colombia fu tuttavia molto più ambiguo e contraddittorio. Fu lui infatti a coniare il termine di “narcoguerriglia” per enfatizzare le responsabilità delle organizzazioni guerrigliere nelle operazioni di produzione della cocaina, mentre al contrario preferì non pronunciarsi sugli oggettivi legami tra le organizzazioni paramilitari di estrema destra e gli uomini dei cartelli della cocaina.

(34) Oliver North, in particolare, accompagnò l’allora vicepresidente Bush nel suo viaggio in Salvador nel novembre del 1983 per ottenere il supporto dei militari locali al piano antisandinista degli Stati Uniti.

(35) È interessante sottolineare lo spessore criminale dei maggiori intermediari dell’affaire Iran-Contras. Adnan Khashoggi compare in tutti i maggiori scandali internazionali, dalla vicenda “Lockneed”, quando fu appurato che il colosso militare aveva inondato di tangenti i politici e i militari di decine di Stati, al trasferimento di armi al regime di Saddam Hussein e più recentemente in Italia nell’inchiesta sul traffico di armi avviata dal giudice Carlo Palermo e su quella sulle transazioni finanziarie realizzate da un gruppo criminale operante nella Sicilia orientale, legato al clan mafioso di Benedetto Santapaola, ad ex appartenenti all’organizzazione di estrema destra “Ordine Nuovo” e ad alcuni politici ed imprenditori oggi nel giro di Forza Italia. Adnan Khashoggi operò nell’Irangate accanto all’imprenditore iraniano Manucher Gorbanifer - già informatore della centrale della Cia di Teheran, legato all’area moderata del governo rivoluzionario di Teheran - al faccendiere nordamericano di origini iraniane Albert Hakim, e al cittadino israeliano Jacob Nimrodi, proprietario di una società di copertura del Mossad con sede a Tel Aviv. Importanti somme di denaro per garantire la transazione, furono fornite dal re Fahd d’Arabia Saudita, strettissimo amico di Adnan Kashoggi e suo lontano parente, che versò 32 milioni di dollari sui conti del gruppo di Oliver North in una banca delle Isole Caiman, e dal sultano di Brunei, che apportò un milione e mezzo di dollari. Altri fondi giunsero dalle organizzazioni di estrema destra nordamericane e da alcuni facoltosi imprenditori vicini al duo Reagan-Bush. Come si può vedere una rete trasversale, che avrà un’importanza strategica per definire le alleanze politiche militari che isoleranno l’Iraq di Saddam Hussein e permetteranno a Bush di scatenare la Guerra del Golfo per porre le fondamenta del “Nuovo Ordine Mondiale” dopo la caduta del Muro di Berlino. Va infine sottolineato il ruolo centrale nell’Irangate dello Stato d’Israele che, per conto degli Stati Uniti, sin dal 1981, rifornì di armi l’Iran e intervenne in America Latina per avviare operazioni clandestine a favore dei regimi reazionari e per addestrare e rifornire d’armi le sempre più numerose organizzazioni paramilitari, spesso al soldo del narcotraffico.

(36) È importante sottolineare come George W. Bush fu nominato alla direzione della Cia dall’amministrazione Ford nel 1976, l’anno in cui si sviluppa con forza nell’emisfero la rete internazionale per le operazioni coperte contro obiettivi della sinistra politica e sindacale latinoamericana e contro i movimenti guerriglieri. A questa rete coordinata dalla Cia, dai servizi segreti cileni e dalle organizzazioni di estrema destra come la “CORU” di Orlando Bosh, sono stati attribuiti oltre 100 gravi attentati dinamitardi nel continente.
(37) Il racconto dell’ex agente trova oggettivi riscontri nel fatto che l’esercito cubano, dopo lo sbarco anticastrista, sequestrò realmente tre navi con i nomi sopracitati.

(38) A sparare contro il Presidente Kennedy, ipotesi ancora non provata processualmente dati i depistaggi e la distruzione delle prove raccolte, avrebbe partecipato il finanziere texano Howard Hunt, sponsor economico dell’avventura alla Baia dei Porci e della rete criminale di Orlando Bosh.

(39) “The Nation”, 13 agosto 1988.

(40) Per l’Irangate George Bush riattivò la rete sorta grazie alla Cia dopo la rivoluzione cubana, protagonista poi del conflitto nel sud-est asiatico e del “Plan Condor” in America latina.

(41) In Viet Nam, Donald Gregg operò alle dipendenze del locale responsabile della Cia Theodore Shackley, nella realizzazione del cosiddetto “Piano Phoenix” contro la popolazione civile. Nel 1991, dopo l’elezione di George Bush alla Presidenza degli Stati Uniti, Donald Gregg fu nominato ambasciatore in Corea del Sud.

(42) George Bush aveva conosciuto l’agente cubano tra il 1960 e il 1961, quando quest’ultimo era supervisore delle squadre segrete che si addestravano in Guatemala. E, coincidenza, Felix Rodriguez era a Dallas il giorno dell’assassinio di John Kennedy.

(43) F. Rodriguez, John Weisman, “Shadow Warrior: The Cia Hero of a Hundred Unkown Battles”, Simon & Schuster, New York, 1989.

(44) Nonostante il suo pesante coinvolgimento nel brutale conflitto salvadoregno e il ruolo interpretato nell’Iran-Contra, Thomas Pickering è stato chiamato da Bill Clinton a ricoprire il mandato di Sottosegretario di Stato, responsabile della politica Usa in America latina. Pickering ha contribuito in particolare all’elaborazione e all’approvazione del cosiddetto “Plan Colombia”, il piano d’intervento militare Usa nello stato sudamericano per combattere le organizzazioni “narcoguerrigliere”.

(45) Dal 1980 al 1984 Thomas Clines si  era dedicato alle transazioni di armi; era uno dei soci della compagnia “EATSCO”, che ha commesso varie frodi a danno del Governo statunitense. In particolare la “EATSCO”, grazie ai contatti con il governo degli Stati Uniti, ha ottenuto una colossale vendita di armi all’Egitto. In cambio furono distribuiti centinaia di migliaia di dollari in tangenti ad alcuni uomini del Pentagono. Ciò nonostante, Clines fu chiamato da George Bush ed Oliver North per il trasferimento di armi alla Contra.

(46) Bush e Rodriguez si tennero sempre in stretto contatto durante la realizzazione del piano di riarmo della Contra. In particolare l’agente di origini cubane accompagnò l’allora vicepresidente durante la sua visita in Honduras, il 15 e 16 marzo 1985. Due giorni più tardi fuggiva dal carcere venezuelano in cui era detenuto, Luis Posada Carriles, che raggiungerà Rodriguez a Ilopango per fare da “supervisore” delle consegne di armi agli antisandinisti.

(47) La presenza del militare salvadoregno alla cerimonia di George Bush non fu casuale: i due si erano incontrati a Miami il 20 maggio 1986, durante un pranzo di gala organizzato dalla comunità cubana anticastrista. Inutile aggiungere che le presentazioni di rito furono fatte da Felix Rodriguez.

(48) Oltre alla foto, è pubblica una nota di Bush a Felix Rodriguez, su carta intestata “Vicepresidente degli Stati Uniti” con data 23 dicembre 1988. “Caro Felix – si legge – Grazie per la tua lettera del 18 dicembre. Sì, la verità è forza. Tu hai detto pienamente la verità – la quale ha avuto un po’ di rispetto al processo. Tanti auguri. Che il 1989 possa essere migliore del 1988. E possa essere di grande felicità per te. Con ammirazione e rispetto, George Bush”. Il processo in questione è quello sullo scandalo Irangate, dove l’agente della Cia, Oliver North e gli altri funzionari direttamente implicati hanno fatto a gara per esonerare da ogni responsabilità George Bush, contribuendo così a spianargli la strada alla Presidenza degli Stati Uniti.
(49) Nonostante il coinvolgimento nell’Irangate, il Dipartimento di Stato ha continuato a utilizzare sino ai giorni nostri la “EAST” in missioni segrete in Colombia. Tre dei piloti in forza alla “EAST” sono morti recentemente in incidenti nel paese sudamericano. Attualmente la società continua ad operare in Colombia nelle operazioni di fumigazione chimica delle piantagioni di coca, finanziate dal Plan Colombia, attraverso un contratto firmato con la “Dyncorp Aerospace Technology”, la società che ha ricevuto dal Dipartimento di Stato la gestione nella regione andina di importanti programmi di addestramento militare, intelligence e “lotta anti-droga”.

(50) Pete Vale, “Six terrorists and four fundamentalists under Bush’s wing”, in Granma Internacional, september 8, 2001.

(51) Otto Reich è stato inoltre uno dei maggiori sostenitori dell’Helms-Burton Act nel 1996, l’emendamento del Congresso che indurisce l’embargo contro Cuba e penalizza le imprese e le società che decidano di avviare attività commerciali e finanziarie con l’isola delle Antille.

(52) Grazie alla sua indiscussa influenza la Fondazione Cubano-Americana ha potuto godere di un vero e proprio accesso diretto alla Casa Bianca durante le amministrazioni repubblicane di Ronald Reagan e George Bush. Va tuttavia sottolineato che il ruolo di lobbing della Fondazione è stato esercitato con successo anche sulla successiva amministrazione democratica di Bill Clinton. Durante la cosiddetta “crisi dei balseros”, quando migliaia di cittadini cubani emigrarono con mezzi di fortuna verso la costa della Florida (1993), il presidente Clinton si avvalse dell’appoggio e della “consulenza” di Jorge Mas Canosa per dare soluzione politica alla vicenda.

(53) Nell’agosto 1962 José Basulto partecipò all’organizzazione di un raid contro il “Cuban Hotel” dell’Avana, eseguito dal “Directorio Revolucionario Estudiantil”, organizzazione dei giovani anticastristi. Nonostante l’albergo sia stato dato completamente alle fiamme, tutti gli ospiti riuscirono a mettersi in salvo.


Inchiesta pubblicata in Terrelibere.org il 21 ottobre 2001

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